Prologo
Isabella tornò a casa stanca quella sera. Chiuse la porta dell’appartamento. Guardò distrattamente la segreteria …. nessun messaggio…. ancora silenzio. Si buttò sul divano, uscì un sospiro dalla sua bocca.
Non molti pensieri affollavano la sua mente. Solo uno in particolare:
“Cosa ho fatto di male nella vita?”
Senza quasi rendersene conto si addormentò sul divano.
Capitolo 1
Prime cotte
Un inizio di anno difficile. La separazione dei genitori, il trasferimento. Nuova scuola, nuovi amici Isabella era spaesata. Viveva con la bisnonna e il prozio. La mamma doveva lavorare, suo fratello era dalla nonna e così una nuova vita stava cominciando.
Aveva cominciato la nuova scuola dopo la pausa delle vacanze di Natale. La sua prima giornata era stata estenuante.
Il maestro la aveva interrogata in tutte le materie per vedere il suo grado di preparazione. Si era difesa bene. Certo non era la prima della classe ma era nella media.
Fu così per tutta la settimana. Banco, lavagna, banco lavagna per dimostrare che non era una stupida bambina ma una ragazzina in gamba che sapeva il fatto suo.
Non aveva ancora legato con i compagni di scuola. Faceva fatica però aveva un’amica da molti anni a cui lei teneva. Aveva dei problemi di ritardo mentale ma era la sua amica da sempre e durante le vacanze estive avevano passato molte ore insieme a giocare lungo la via sterrata di dove abitava la bisnonna.
Adesso che si era trasferita li potevano vedersi più spesso. In quanto ai compagni di classe erano gentili, chiacchierava con tutti ma non riusciva a legarsi granché. Era chiusa e quando cercava di emergere cadeva in figuracce che era meglio dimenticare.
Oramai passavano i giorni. Niente di particolare. Scuola, casa, giocare. Alla fine niente di esaltante.
Quel giorno finita la scuola preparò la sua cartella: le lezioni erano finite e oramai era ora di andare a casa. Usci dalla classe e non si accorse che alcuni ragazzini stavano correndo e senza neanche accorgersene, fu travolta da uno di loro. Si ritrovò per terra tutto scombussolata e con un ginocchio sbucciato. Si giro di scatto quando fu colpita da quel bambino. Sembrava avesse avuto la sua più bella apparizione. “Dai Ale! Vieni” urlò un altro bambino. Lo vide allontanarsi dopo un frettoloso “Scusami”. Nonostante la caduta non sentiva niente. Vedeva solo quel bambino allontanarsi e avrebbe voluto sapere di più di lui.
Nei giorni seguenti furtiva seguiva con gli occhi Ale durante la ricreazione lo guardava giocare con gli altri ragazzi, accennava un timido “Ciao” quando lo incontrava. La sua timidezza la bloccava. Avrebbe voluto fare molto di più.
I giorni passavano. Isabella arrivava presto la mattina a scuola era quasi sempre la prima. La mamma la accompagnava presto perché poi doveva andare a lavorare. Posava la sua cartella in cima la fila. Quella mattina, c’era un sole strano, il giardino della scuola era deserto e seduta sul moretto vicino all’entrata aspettava che qualcuno arrivasse per poter fare due chiacchere.
Ed eccolo li. Sul cancello d’ingresso. Solo loro due e stranamente lui le rivolse la parola: “Ciao come va?”.
Isabella alzò la testa e rispose :”Io sto bene”. Poi prese tutto il suo coraggio e senza rendersene disse: “Ti piacerebbe venire a giocare con me questo pomeriggio”. Lui sorrise “Non posso io vado a giocare da Michela”
2022
Si sveglio di colpo. Si guardò intorno. Sorpresa da quel ricordo. Da quella prima delusione della sua vita. Con il senno di poi realizzò che quella fu il momento della sua vita che cambio totalmente la sua visione delle relazioni. Sorrise tra se ripensando a lui. Gli anni delle scuole elementari finirono di li a poco e cambiando casa dovette cambiare scuola di nuovo. E ricominciare da 0. Le capitò di rivederlo un giorno, in corriera mentre tornava a casa. Lui frequentava le scuole medie in una scuola privata e lei un una pubblica ma per qualche giorno dovette andare a casa della bisnonna perché era da sola. Ripensò al tuffo al cuore quando lo aveva rivisto. Lui si sedette vicino a lei di nuovo a chiacchierarono come amici fino all’arrivo. Non sapendo che quella sarebbe stava l’ultima volta che lo avrebbe visto.
Le venne in mente le “litigate” con la sua amica ai tempi della scuole perché anche a lei piaceva e immaginava he lo avrebbe sposato un giorno.
“Sogni di ragazzine” penso a voce alta guardando il gatto.